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Personalità

 

QUATTRORUOTE NATE DA UN SOGNO

“Andiamo di qua! No, gira a destra! Vai piano che siamo quasi arrivati!

Il modo di percepire le distanze, il tempo e lo spazio sono mutate nell’uomo con l’arrivo dell’automobile, che gli ha dato la possibilità di guardare oltre e di ampliare i propri orizzonti.

A partire dalla fine dell’800 la libertà di muoversi è diventata una realtà.

https://youtu.be/opzWoUzuKh8?si=wT25WD3V94FB14Hw

Torniamo in Italia, a Torino. Siamo nel 1899, ci rechiamo al Caffè Burello (ormai scomparso) dove un gruppo di appassionati di motori

fonda il marchio FIAT:

https://youtu.be/r88vfifFIV0?si=BACoNv0G-Hx8pVC3

L’”Anonima Lombarda Fabbrica Automobili” (ALFA) iniziò la produzione di autovetture nel 1910. Nel 1918 l’imprenditore napoletano Nicola Romeo rileverà l’azienda ed in seguito il suo nome cambierà in “Alfa Romeo”.

https://youtu.be/HaBegwQ_N-k?si=EvyjZOd3sDo-Dx3B

Tre fratelli con la passione per le auto per gare su strada: Alfieri, Ettore ed Ernesto Maserati. Siamo a Bologna nel 1914.

https://youtu.be/IsqR_VzSRAg?si=7IH1doXAwPBn8fJx

E’ a Maranello, comune in provincia di Modena (Emilia Romagna), dove ha sede dal 1943 lo stabilimento di un altro sognatore: Enzo Ferrari.

https://youtu.be/1dFNmHlEuvk?si=_9MX6v7ko7qW0Rg7

E se vuoi sapere di più, a soli 300 metri dallo stabilimento puoi visitare il Museo Ferrari in cui si esibiscono non solo automobili, ma anche premi e fotografie.

https://youtu.be/W_0p_msJDUE?si=TjJa6uSBltUvBKeE

Restiamo in Emilia Romagna dove Ferruccio Lamborghini si era affermato come costruttore di trattori e caldaie.

Più che di un sogno, bisogna parlare della lite tra Enzo Ferrari e Ferruccio Lamborghini in cerca della perfezione, che fu all’origine della fondazione della nota casa automobilistica, come ci racconta suo figlio.

https://youtu.be/DCA_QCE4Op8?si=5FvSjQZs9aLxunq6

LA BELLA ROSINA

“Il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” (Blaise Pascal, 1623-1662).

L’11 giugno 1833 nasce a Nizza Rosa Maria Chiara Teresa Aloisia Vercellana, figlia di Giovanni Battista (militare di carriera) e di Teresa Griglio.

Il destino, come sempre, colloca i personaggi al posto giusto nel momento giusto: nel 1847 il padre di Rosa era a capo del presidio della tenuta di caccia di Racconigi, dove Vittorio Emanuele conobbe la “bela Rosin”, come verrà chiamata più tardi in dialetto piemontese.

https://youtu.be/XnZMdtjKQL8

Villa La Petraia, dichiarata dall’UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità nel 2013, sorge sulle pendici di Monte Morello e vanta una splendida vista su Firenze.

Dalla prima metà del XVI secolo fu di proprietà di Cosimo de’ Medici. Nel ‘700, quando si estinse la dinastia medicea, la villa è passata ai Lorena e con l’Unità d’Italia divenne una delle residenze predilette da Vittorio Emanuele II e di Rosa Vercellana.

https://youtu.be/W-vbbdOqvwc

Il rifiuto dei Savoia verso la bella Rosina si manifestò ancora una volta alla sua morte, quando vietarono che fosse seppellita al Pantheon di Roma in quanto non era mai stata regina.

Quindi i suoi figli fecero costruire il mausoleo della Bela Rosin, noto come Pantheon di Mirafiori, come tomba di famiglia, una copia in scala ridotta del Pantheon di Roma.

https://youtu.be/7-bhVev_fKE

Nella cucina piemontese sono molti i piatti che portano dei nomi in qualche modo legati alla celebre storia d’amore fra Vittorio Emanuele II e la sua amante, la contessa di Mirafiori.

Il più noto è costituito dalle «uova alla Bela Rosin».

La preparazione è molto semplice, infatti è sufficiente tritare delle uova sode e servirle con prezzemolo ed olio.

Come vedete basta poco per gustare una portata regale!

NICCOLÒ PAGANINI

Uno dei più importanti esponenti della musica romantica è stato Niccolò Paganini, violinista, violista, chitarrista e compositore italiano, nato a Genova il 27 ottobre 1782.

https://youtu.be/bvJqljhL6B0

Per capire questo personaggio controverso, anche per via della sua personalità, dotato di una tecnica straordinaria al punto che le sue composizioni erano considerate ineseguibili da un altro violinista, ripercorriamo brevemente la sua vita:

https://youtu.be/pmQPbJg41UQ

Paganini fu testimone di importanti cambiamenti politici, sia in Italia che all’estero, che influenzarono anche la letteratura e la musica dell’epoca:

https://youtu.be/wEgP91P7IZo

Il celebre violinista morì a Nizza il 27 maggio 1840.

https://youtu.be/jC3acLFTigA

DONNE E POTERE NELL’ ANTICA ROMA (ultima parte)

Nel 25 d.C. nacque a Roma una donna che farà parlare di sé: Valeria Messalina.

Appartenente ad una famiglia patrizia imparentata con la casa imperiale Giulio-Claudia, era famosa per la sua bellezza e sin da giovanissima divenne una delle donne più desiderate di Roma.

L’imperatore Caligola la costrinse a sposarsi con Claudio, più anziano di lei di trent’anni, balbuziente, zoppo e al terzo matrimonio, dal quale ebbe due figli: Claudia Ottavia e Cesare, detto poi Britannico.

https://youtu.be/6BCsxqwR64Q

In seguito alla morte di Messalina, entra in scena Giulia Agrippina, più conosciuta come Agrippina Minore, figlia di Agrippina Maggiore e di Germanico.

Agrippina Minore è nata ad Ara Ubiorum (l’attuale città tedesca di Colonia) nel 15 d.C.

Crebbe covando odio verso l’Imperatore Tiberio che, non solo aveva avvelenato suo padre Germanico, ma fu il responsabile della morte dei suoi fratelli Nerone Cesare e Druso Cesare: uno fu esiliato e lasciato morire e l’altro fu rinchiuso nel palazzo imperiale, dove impazzì e morì poco dopo. La madre Agrippina Maggiore fu confinata nell’isola di Pandataria (oggi Ventotene) dove morì.

Allo sterminio compiuto da Tiberio sopravvissero Agrippina, le sorelle Giulia Livilla e Giulia Drusilla e il fratello Gaio Cesare, conosciuto come Caligola.

In questo video si parte da Messalina per poi ripercorrere le vicende e gli intrighi che coinvolsero la famiglia di Agrippina Minore, la sua ascesa al potere e la tragica fine.

https://youtu.be/ieY8IH2Nrik

DONNE E POTERE NELL’ ANTICA ROMA (1a. parte)

Nonostante nella società romana vigesse un forte carattere patriarcale, molte donne hanno ricoperto un ruolo di fondamentale importanza, spesso dietro le quinte, ma anche vivendo da protagoniste della propria epoca.

Iniziamo da Ersilia, la moglie di Romolo.

Quando Romolo concluse i vari piani urbanistici si accorse che mancava qualcosa: le donne.

Quindi intavolò degli accordi matrimoniali con le popolazioni circostanti per dare una prole alla città.

Ma non fu facile con i Sabini:

https://youtu.be/PQm0Cw3x_d8

Nella Roma Republicana la donna viveva seguendo i dettami del mos maiorum, cioè secondo l’usanza o il costume degli antenati, il che presupponeva la potestas che l’uomo aveva sulla moglie o sulla figlia che lo portava ad essere legittimato a punirle, anche con pene corporali.

Cornelia, la madre dei Gracchi (Tiberio e Caio)  fu un chiaro esempio di matrona romana: antepose famiglia e figli davanti a tutto.

https://youtu.be/n8kcfhYiw3Y

A partire dal I secolo a.C. le donne iniziarono a godere di maggiore autonomia, in quanto gli uomini spesso erano lontani, impegnati nei campi di battaglia. Cominciarono così a conquistare alcune libertà, a leggere e scrivere, a studiare, a prendere parte agli intrighi, ecc.

E’ il caso di Livia Drusilla, la moglie di Ottaviano, che ottenne il titolo di Augusta, divenendo la prima imperatrice di Roma.

https://youtu.be/_Njp7VMhGvo

Lungo l’antica via Flaminia troviamo i resti della Villa di Livia che sono stati rinvenuti a partire da alcune esplorazioni realizzate nella metà dell’Ottocento.

https://youtu.be/quCOIBaALo0

La vita di Giulia Maggiore, figlia di Ottaviano e di Scribonia, è anche legata a quella di Livia Drusilla.

Pur essendo stata educata secondo i rigorosi canoni della morale antica, Giulia si rivelò vivace e di animo trasgressivo.

Suo padre la usò per raggiungere i suoi scopi politici dandola in sposa a 14 anni al cugino Marcello e poi ad Agrippa, molto più anziano di lei.

https://youtu.be/lDRrVysMAP4

PELLEGRINO ARTUSI

“A colui che bussa alla porta non si domanda: Chi sei? Gli si dice: Siediti e mangia” (proverbio siberiano).

Fino a tutto il ‘600 la pasta era abbinata a condimenti ottenuti con ingredienti prevalentemente dolci, ai quali si aggiungevano burro e formaggio. Successivamente vennero aggiunti il pepe e l’uovo (nel sud Italia).

In molte aree si scoprì l’abbinamento fra la pasta, l’aglio e l’olio, invece in Sicilia si preferirono le sarde, assieme a finocchietto, pinoli, uvetta e zafferano (sapori di origine araba) e, a Genova si sarebbe diffuso l’uso del “pesto”.

Il padre della pasta con il pomodoro, come la intendiamo oggi, è stato Pellegrino Artusi.

Nato a Forlimpopoli nel 1820, scrittore, gastronomo e critico letterario, è conosciuto principalmente per essere l’autore del libro di ricette italiano più popolare “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”.

https://youtu.be/kLTfsvBjeAY

Artusi fece un percorso di studi irregolare, praticamente da autodidatta, in quanto il padre riteneva che non fossero necessari studi per diventare commerciante.

Un’incursione di brigantia a Forlimpopoli nel 1851 segnò una svolta nella sua vita: “il Passatore”, un pericoloso brigante, decise di assalire la città con la sua banda  con l’intento di rapinare le famiglie più ricche del paese. Quella notte riuscì ad entrare anche in casa Artusi, rubando denaro e preziosi, ma anche violentando le donne di casa, tra cui la sorella Gertrude.

In seguito a questo episodio la famiglia Artusi si trasferì a Firenze, dove rilevò un banco di vendita di seta.

Pellegrino, invece, trovò occupazione a Livorno e, successivamente, fondò a Firenze un banco di sconto.

Nonostante godesse di un buon nome e di ricchezza, Artusi non perse mai di vista le sue passioni: la letteratura e la cucina. Nel 1865 si ritirò a vita privata  per dedicarsi a tempo pieno ai suoi interessi.

“Cucina non è mangiare. È molto, molto di più. Cucina è poesia” (Heinz Beck)

Celibe, trascorse gli ultimi venti anni della sua vita dedicandoli alla stesura di ben 15 edizioni de “La scienza in cucina”, pubblicate  a proprie spese e costantemente aggiornate nel linguaggio e nelle ricette.

https://youtu.be/naRYb6ORrk0

Maria Sabatini (detta Marietta) fu la governante di casa Artusi dalla fine degli anni ’80 dell’Ottocento. Cameriera fedele, lo assistette anche in cucina con il cuoco Francesco Ruffilli.

L’Associazione delle Mariette si è costituita nel 2007 con lo scopo di valorizzare la cucina di casa e la gastronomia popolare attraverso la ricerca, la comunicazione e la formazione, con una speciale attenzione riservata alla cucina emiliano-romagnola.

Con la ricetta del panettone Marietta  Artusi le riconoscerà competenza e dedizione.

https://youtu.be/ozlLtiRvpkk

“Mangiare è una necessità. Mangiare intelligentemente è un’arte”  (François de La Rochefoucauld)

Casa Artusi è nata per volontà della città di Forlimpopoli ed è aperta ad appassionati e curiosi, professionisti, studiosi e ricercatori che vogliono approfondire la cultura e la pratica della cucina domestica.

https://youtu.be/5F29W8Llm_0

LUDOVICO IL MORO

L’Italia nel XV secolo conosce il momento di massimo splendore del Rinascimento e l’affermazione delle Signorie come forma di governo politico.

In questo periodo a Milano è protagonista la famiglia Sforza, di cui Ludovico sarà il più celebre esponente.

Ludovico Maria Sforza, noto anche come Ludovico il Moro fu a capo del Ducato di Milano dal 1480 al 1494.

Durante il suo governo Milano si affermò come una delle  città più importanti per quanto riguarda le arti rinascimentali, grazie al suo mecenatismo.

Infatti, alla corte del Moro lavoreranno importanti artisti dell’epoca, tra cui anche Leonardo da Vinci: la sua prima commissione fu il dipinto “La Vergine delle Rocce” nel 1483.

Nel 1494, sempre per conto di Ludovico Sforza, realizzerà “L’ultima cena”.

https://youtu.be/-qaTEe7xnUk

Se parliamo della dinastia Sforza, non possiamo non occuparci del Castello,  caro ai milanesi e simbolo della città.

https://youtu.be/AgK7pN3MAi4

Il patrimonio del Museo d’Arte Antica del Castello è costituito in gran parte da materiali lapidei: statue, membrature architettoniche, monumenti celebrativi e funerari.

Ripercorriamo alcune delle sue sale:

https://youtu.be/-zRhTymh9o4

Vi invito a fare un viaggio anche nella Milano scomparsa:

https://youtu.be/VhybH2rHpHI

Come sempre, la storia e la leggenda spesso si confondono e così è pure per lo stemma dei Visconti:

https://youtu.be/QJ8jjvD-EmY

MARGHERITA HACK

Quest’ anno ricorrono i cent’anni dalla nascita a Firenze dell’astrofisica, accademica, divulgatrice scientifica e attivista Margherita Hack, di cui è interessante ricordare il suo percorso ed ascoltare il suo pensiero su vari argomenti.

Laureatasi in fisica nel 1945, ha fatto parte delle più prestigiose società fisiche e astronomiche ed è stata direttrice del Dipartimento di Astronomia dell’Università di Trieste nei periodi 1985-1991 e 1994-1997, nonché membro dell’Accademia Nazionale dei Lincei.

In questa conversazione la scienziata si racconta e traccia la differenza tra religione, fede e scienza:

https://youtu.be/ZS8ZhXkT1Cs

 

Margherita Hack è stata anche molto attiva sia nel sociale che nella politica.

Nel 2010 fu premiata per la sua attività a favore dei diritti civili e del riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali.

Inoltre, riteneva l’eutanasia un diritto ed è stata un’animalista convinta e vegetariana sin da bambina.

In questa intervista ci illustra, in modo estremamente comprensibile, sull’universo e i suoi misteri

https://youtu.be/gKxsUqg2x3I

 

“E’ l’icona del pensiero libero e dell’anticonformismo”, disse di lei il prof. Umberto Veronesi.

Margherita Hack ci lasciò nel 2013.

GIOVANNI FALCONE … per non dimenticare!

L’anno 1992 fu contrassegnato da due stragi: il 23 maggio  fu  ucciso da Cosa nostra il magistrato Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta: Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani (strage di Capaci), e il 19 luglio il suo collega Paolo Borsellino, impegnato anche lui nella lotta alle cosche (strage di Via D’Amelio).

Nato a Palermo in una famiglia benestante, Falcone vinse il concorso ed entrò nella magistratura nel 1964.

È stato un investigatore rigoroso e dall’intuito straordinario: comprese da subito la pericolosità militare della mafia e la capacità di penetrazione in tutti i settori della società.

Capì che le mafie si apprestavano a varcare i confini italiani, da qui la sua teoria sull’importanza della cooperazione giudiziaria internazionale e del lavoro in pool, che sono stati i due elementi fondamentali del suo metodo d’indagine.

https://youtu.be/cCQhIHsChNo

 

Assieme al collega Paolo Borsellino ha istruito il primo maxiprocesso a Cosa nostra che, dopo anni di assoluzioni per insufficienza di prove, portò alla sbarra 475 dei suoi membri e si concluse con 19 ergastoli e condanne a 2665 anni di carcere.

https://youtu.be/BL9cMtTIM_c

 

Dopo la sua scomparsa gli sono state dedicate scuole, strade e monumenti e della sua figura si sono occupati il cinema, la televisione e la letteratura.

Nel 1994 Giorgio Faletti scrisse e presentò al Festival di Sanremo la canzone “Signor Tenente”, in cui fa allusione alla strage di Capaci e a quella di Via D’Amelio.

L’uso ripetuto della parola minchia e il marcato accento siciliano rendono chiaro il riferimento a Cosa nostra e a quanto fosse sentita questa situazione in Sicilia.

La ascoltiamo nella versione recitata da Beppe Fiorello:

https://youtu.be/qnJu5HvNcOk

 

MARIA MONTESSORI

La casa che ha dato i natali nel 1870 a Maria Montessori è stata trasformata in museo.

La famosa educatrice, pedagogista, filosofa, medico e neuropsichiatra infantile ha trascorso i suoi primi anni a Chiaravalle.

Nota per il metodo educativo che prende il suo nome, ha sostenuto durante la sua vita l’emancipazione femminile e la parità salariale uomo-donna, senza dimenticare la battaglia a favore del suffragio universale.

https://youtu.be/qnS6i-LZzDI

Il museo-casa di Maria Montessori si estende su 130 metri quadrati. L’intero spazio è organizzato come se ogni ambiente fosse un’aula di apprendimento,

Troviamo la Stanza della Mappa, dedicata alla vita dell’educatrice; la Stanza del Metodo che racconta la storia e l’evoluzione del Metodo Montessori; la Stanza 3.0, archivio multimediale e laboratorio culturale; la Stanza di Lettura, che custodisce le pubblicazioni e i testi scritti da Maria Montessori; e la Stanza Verde, che è uno spazio compreso in un perimetro verde con delle vasche con i tulipani dell’educatrice.

https://youtu.be/ahxCB0kJ4VI

Che cos’è il Metodo Montessori? È un metodo di insegnamento diretto specialmente ai bambini in una tappa prescolare e si basa sulla centralità del bambino ed il rispetto della libera scelta, attraverso l’uso di materiali scientifici da utilizzare autonomamente, perché in ognuno di essi è insito il controllo dell’errore.

Il ruolo dell’adulto consiste nel presentare l’attività,  mentre il lavoro continuo del bambino, attraverso la ripetizione dell’esercizio, lo porta a raggiungere ulteriori livelli di sviluppo.

Maria Montessori si è laureata in Medicina nel 1896 e l’anno successivo divenne assistente alla cattedra di Psichiatria della stessa università.

Nel 1907 aprì la prima “Casa dei bambini” in un quartiere operaio di Roma.

Dal 1914 fin oltre il termine della Grande Guerra, Maria Montessori risiedette in Spagna.

Rientrò in Italia nel 1924 e si iscrisse al partito fascista. In quello stesso anno si svolse a Milano un corso e la “Società degli amici del metodo” si trasformò in Ente morale con il nome di Opera Nazionale, di cui Mussolini era il presidente onorario.

Sebbene le piccole scuole davano lustro al Duce, allo stesso tempo gli provocavano fastidio, forse perché non poteva esercitare un controllo totale sul progetto.

A poco a poco il rapporto con il regime fascista andò deteriorandosi e nel 1934 si arrivò alla rottura definitiva quando fu ordinata la chiusura di tutte le scuole Montessori, sia per adulti che per bambini. Maria Montessori fu costretta ad abbandonare l’Italia con suo figlio.

I suoi viaggi di divulgazione della propria teoria educativa continuarono: si recò in India e lì fu costretta a rimanere dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale in quanto cittadina di un governo nemico. Solo nel 1944 potè fare rientro in Europa.

Nel 1951 si trasterì temporaneamente da amici a Noordwijt, nei Paesi Bassi.

Maria Montessori morì il 6 maggio 1952 a Noordwijt.

https://youtu.be/oBKzrHwnfMQ

LORENZO IL MAGNIFICO

Lorenzo de’ Medici – di cui quest’anno ricorrono i 530 anni dalla morte – è sicuramente l’esponente più noto e ammirato della sua dinastia: abile politico e governante, umanista e filosofo, amante dell’arte e artista a sua volta.

Il Magnifico incarnava le virtù dell’uomo del Rinascimento.

Nacque il 1º gennaio del 1449 in un momento di piena ascesa politica per la sua famiglia.

Cosimo (suo nonno) aveva rafforzato la banca dei Medici, fondata da suo padre, creando filiali in Europa e diventando il principale finanziatore del Papato.

Il figlio Piero, chiamato “il gottoso” a causa della malattia di cui soffriva, riuscì a gestire gli affari di famiglia solo per poco tempo ed iniziò ad affidare gli aspetti diplomatici delle attività bancarie a suo figlio Lorenzo dall’età di sedici anni.

Dal ramo paterno Lorenzo ereditò ricchezza, potere e influenza, e da quello materno ricevette una splendida formazione e una passione per l’umanesimo e le arti. Grazie a sua madre, Lucrezia Tornabuoni, crebbe insieme a figure come Botticelli, Poliziano e Pico della Mirandola.

Un’altra donna importante nella vita di Lorenzo il Magnifico fu sua sorella maggiore Bianca, sposata con Guglielmo de’ Pazzi, la cui famiglia  guidava la fazione aristocratica contro i Medici.

https://youtu.be/SCeysIFn74I

Clarice Orsini, altra figura femminile chiave nella vita di Lorenzo, fu la giovane donna che Lucrezia gli scelse per moglie. Appartenente alla nobiltà romana, il loro era un matrimonio di convenienza: i Medici aggiunsero al proprio status il prestigio e la ricchezza degli Orsini.

Chi era in realtà Clarice Orsini?

https://youtu.be/Btpga-LWYS4

Lorenzo de’ Medici era anche un grande esperto di cucina e un raffinato intenditore di vini.

Nella sua opera “Il Canto dei Cialdonai” c’è la ricetta per preparare i cialdoni che gli piacevano tanto e nei “Canti Carnescialeschi” parla dei suoi cibi preferiti che si potevano consumare nelle osterie fiorentine: schiacciate, castagnacci, aringhe, pancetta, salsicce e cosce di rana.

I banchetti serviti nel suo palazzo di via Larga a Firenze erano famosi in tutte le corti italiane, specie quello allestito nel giugno 1469 quando sposò Clarice Orsini.

Quel palazzo, dove lavorarono artisti come Donatello, Botticelli, Michelangelo ed altri, oggi conosciuto come Palazzo Medici Riccardi è diventato museo.

https://youtu.be/NVKVu3rwhCI

Fin da giovane,  Lorenzo fu un amante delle arti. Era cresciuto circondato da una cerchia di intellettuali e aveva imparato anche la retorica, la poesia e la musica.

Da quando salì al potere ebbe sotto la sua protezione Botticelli, Michelangelo e Leonardo da Vinci, del quale apprezzò molto le doti di inventore.

La poesia fu la sua grande passione per tutta la vita e le sue opere sono impregnate della sua convinzione sulla fragilità della vita e della necessità di goderne della medesima.

Infatti, la sua più famosa composizione è la “Canzone di Bacco e Arianna”: “Quant’è bella giovinezza, che ci fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: di doman non v’è certezza”.

https://youtu.be/axU–HxXSe8

 

GIUSEPPE MAZZINI

Quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte di Giuseppe Mazzini.

Patriota, politico, filosofo e giornalista, le sue idee e la sua azione politica contribuirono in maniera decisiva alla nascita dello Stato unitario italiano.

 

Dopo aver conseguito la laurea in giurisprudenza, si dedicò al giornalismo e nel 1826 scrisse il suo primo saggio “Dell’amor patrio di Dante” e decise di entrar a far parte della Carboneria (società segreta rivoluzionaria italiana nata nei primi anni del secolo XIX nel Regno di Napoli su valori patriottici e liberali).

https://youtu.be/GCnCKGQ6Wlo

Giuseppe Mazzini contribuì alla formazione di una coscienza civile e politica in Italia: molti uomini del Risorgimento si sono riconosciuti nelle sue idee.

Il suo pensiero politico si basa nella consapevolezza che i valori morali possono attuarsi soltanto trascendendo le particolarità individuali nella comunità immortale che è la nazione. L’uomo, svincolandosi da ogni interesse materialistico, si ritrova nel suo popolo,e  così i popoli in una fratellanza universale, essendo l’anima dei popoli la manifestazione stessa di Dio.

Mazzini visse gli ultimi anni tra Londra e Lugano, con brevi soggiorni in Italia, alla quale tornò per l’ultima volta nel 1872.

Sotto il nome di dott. Brown fu ospite di Giannetta Nathan Rosselli a Pisa.

Morì il 10 marzo 1872: la salma fu tumulata a Staglieno (Genova).

https://youtu.be/gnxwmTDR_10

GIOACHINO ROSSINI

A Pesaro, in una famiglia di origini semplici in cui il padre Giuseppe suonava la tromba nella banda cittadina ed era fervente sostenitore della Rivoluzione Francese, e la madre Anna era una discreta cantante, il 29 febbraio 1792 nacque Gioachino Rossini.

A causa delle idee politiche del padre, la famiglia Rossini era costretta a frequenti trasferimenti da una città all’altra.

https://youtu.be/VxhSk5VR8Ig

Tre opere di Rossini erano già state rappresentate quando il compositore aveva solo vent’anni. L’esordio sulle scene avvenne nel 1810 al Teatro San Moisè di Venezia con La cambiale di matrimonio, di cui ascoltiamo l’Overture:

https://youtu.be/H4Jd8l62r5E

Rossini compose una quarantina di opere che ricevettero accoglienze controverse da parte del pubblico. Infatti si passò dai successi de La pietra del paragone, La gazza ladra, L’italiana in Algeri, Semiramide, allo storico insuccesso del Barbiere di Siviglia.

Nel periodo 1815-1822 visse a Napoli e si legò al soprano Isabella Colbran, che sposò nel 1822 per poi separarsi di fatto nel 1830. Fu allora  che partì per Parigi, dove conobbe Olympe Pélissier.

Il compositore si separò legalmente dalla Colbran nel 1837 e sposò la Pélissier un anno dopo la morte della prima moglie.

Rossini smise di comporre per il teatro lirico molto giovane, dopo il Guglielmo Tell, e si ritirò a vita privata.

Negli ultimi anni compose pochissimo: l’ultima composizione di rilievo fu la  Petite Messe Solennelle, per dodici cantori (tra uomini, donne e castrati), due pianoforti e armonium, che orchestrò poco prima di morire.

Ascoltiamo il “Domine Deus”:

https://youtu.be/ZliuR7rkhDM

Gioachino Rossini, oltre ad essere stato uno dei più importanti creatori del bel canto italiano, è stato un appassionato di cucina.

I ristoranti alla moda riservavano sempre un tavolo per il musicista ed i suoi amici.

Della passione culinaria di Rossini restano varie ricette tra cui i “maccheroni alla Rossini” ripassati in padella col tartufo, e i “tournedos alla Rossini”, cuori di filetto di manzo cucinati al sangue e coperti con foie gras e guarniti con tartufo.

Il ristoratore ed enogastronomo Rolando Ramoscelli ci racconta una cena con Rossini:

https://youtu.be/iPj0ntTbv5g

La casa natale di Gioachino Rossini sorge sull’antica Via del Duomo (oggi Via Rossini). I piani terra e primo risalgono al XV secolo, mentre i due superiori sono stati aggiunti in seguito.

https://youtu.be/ct09pHWJpIY

… Quale erede della proprietà nomino il comune di Pesaro, mia patria, per fondare e dotare un liceo musicale in quella città …

Questo è quanto disposto dal compositore nel suo testamento, compilato il 5 luglio 1858 (dieci anni prima della morte).

Il Conservatorio Rossini fu fondato a Pesaro nel 1882 ed è uno dei più antichi e prestigiosi Conservatori italiani.

Il soprano Renata Tebaldi, il tenore Mario Del Monaco e il compositore Riz Ortolani sono alcuni dei suoi allievi storici più celebri.

https://youtu.be/ct09pHWJpIY

Dal 1980 viene organizzato annualmente a Pesaro il “Rossini Opera Festival”: appassionati da tutto il mondo giungono appositamente per ascoltare le opere del Maestro.

RENATA TEBALDI

Il Maestro Arturo Toscanini la definì “voce d’angelo” quando Renata Tebaldi  fece il suo debutto al Teatro alla Scala per il concerto inaugurale del 1946.

Il Museo Renata Tebaldi, che ha sede nelle Scuderie di Villa Pallavicino a Busseto, promuoverà durante l’intero anno 2022 la memoria dei successi ottenuti durante la sua carriera attraverso una serie di concerti, mostre, spettacoli ed altri eventi, per ricordare l’anniversario della sua nascita (Pesaro, 1 febbraio 1922),

Il Museo raccoglie un’enorme quantità di materiale autentico che viene esibito in apposite sale, quali la Sala dei documenti (onorificenze, contratti, lettere), la Sala dei Gioielli (gioielli di scena), la Stanza di Renata, quella di Madama Butterfly (dedicata all’opera omonima), la Sala delle fotografie (fotografie della Tebaldi e con altre personalità) e la Sala dei Costumi (costumi di scena).

Ripercorriamole insieme:

https://youtu.be/aPbBTf__OK0

Inoltre, il Museo Renata Tebaldi ha avviato a Busseto la “Strada del Melodramma” dedicata ai suoi protagonisti, anche viventi.

Aprono la strada le pietre dedicate a Giuseppe Verdi, Renata Tebaldi e Arturo Toscanini, e sono già state posate anche quelle dedicate a Ettore Bastianini, Giacomo Puccini Romano Gandolfi, Carlo Bergonzi, Maria Callas, Enrico Caruso, Giuseppe Di Stefano, Franco Zeffirelli e Plácido Domingo.

Nel 1953 Renata Tebaldi intraprese una tournèe in Sud America per esibirsi al Teatro Municipal di Rio de Janeiro e al Teatro Colón di Buenos Aires.

Ascoltiamola nella trasmissione di quell’epoca di Radio Belgrano cantando l’aria “Un bel dì vedremo” dall’opera Madama Butterfly di Puccini:

https://youtu.be/WeLwMPy_UJI

Negli anni ’60 e primi ‘70 la sua carriera si è svolta tra gli Stati Uniti, l’Europa e il Giappone. Nel 1975 si sono aggiunte altre tappe: Varsavia, Kiev e Mosca.

Nel ’76, di ritorno dall’America, tenne un recital alla Scala: in quell’occasione destinò il suo cachet ai terremotati del Friuli.

Fu la sua ultima esibizione pubblica e si ritirò dalle scene.

“Voi lo sapete”, aria dall’opera Cavalleria Rusticana di Mascagni:

https://youtu.be/xLIRnkqg7wE

 

MONICA VITTI

Monica Vitti ci ha lasciati …

I suoi numerosi film ci consentono di rivederla e di apprezzare la sua versatilità sia come attrice drammatica che comica.

Scoprì la passione per il teatro durante la guerra, mentre giocava con i burattini per distrarre i fratelli durante quel periodo buio.

Nel ’53 si diplomò all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica e intraprese l’attività teatrale per un breve tempo.

Arrivano gli anni ’60 e per Monica Vitti arriva anche il successo: Michelangelo Antonioni la scelse come protagonista dei suoi quattro film sull’incomunicabilità: L’avventura a fianco di Gabriele Ferzetti, La notte con Marcello Mastroianni, L’eclisse con Alain Delon e Deserto rosso, di cui vediamo una scena, assieme a Richard Harris:

https://youtu.be/WttXW0fyIAU

Mario Monicelli mise in risalto la sua verve di attrice comica dirigendola nella commedia La ragazza con la pistola, alla quale seguirono tanti altri film dello stesso genere.

Per citarne solo alcuni, Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) di Ettore Scola, La Tosca di Luigi Magni, Polvere di stelle di Alberto Sordi:

https://youtu.be/LWoJKpPhK5c

La vollero sul set anche registi stranieri come Andrè Cayatte e Luis Buñuel.

Negli anni ’80 tornò a lavorare con Antonioni ne Il mistero di Oberwald e con Alberto Sordi nel film Io so che tu sai che io so.

Ha ottenuto cinque David di Donatello, tre Nastri d’Argento, tra gli altri e un Leone d’Oro alla carriera a Venezia.

Nel 2002 motivi di salute la costrinsero a ritirarsi dalle scene.

Che cos’è un’attrice? Ce lo spiega Monica Vitti:

https://youtu.be/HKXtcAjAkoM

VERGA, CRISTOFORI E BUZZATI

A cent’anni dalla morte di Giovanni Verga vogliamo ricordare questo scrittore, drammaturgo e senatore italiano, considerato il maggior esponente della corrente letteraria del Verismo.

Verga con il suo linguaggio rude e spoglio ha cambiato il modo di scrivere: il suo è il riflesso del mondo che rappresenta, sia la povera gente come ne I Malavoglia che i ricchi come in Mastro don Gesualdo, tutti definiti dall’autore come “vinti” nella lotta quotidiana della vita.

https://youtu.be/ePUdSY6uqyc

Andiamo a ritroso nel tempo e 290 anni fa, cioè nel 1732, moriva a Firenze Bartolomeo Cristofori, uno dei più famosi costruttori di clavicembali del suo tempo nonché inventore del fortepiano, precursore del pianoforte.

https://youtu.be/WuhN5eUsamY

Facciamo una breve visita al Museo degli Strumenti Musicali di Roma, dove è custodito uno dei pianoforti costruiti da Cristofori:

https://youtu.be/lndNRr-IOw4

Torniamo ai giorni nostri per addentrarci nel magico mondo dei pianoforti e conoscere come vengono costruiti nell’attualità: https://youtu.be/4f8MlUbueh0

Nato a Belluno nel 1906 e morto a Milano cinquant’anni fa: Dino Buzzati, scrittore, giornalista, drammaturgo, librettista e scenografo

Quando la famiglia si trasferisce a Milano, Buzzati trova lavoro presso il Corriere della Sera e diventerà redattore e inviato speciale.

Parallelamente coltiva le sue passioni: ha una predilezione per la musica che lo porta ad imparare a suonare il pianoforte e il violino,  si dedica  al teatro scrivendo commedie, drammi e monologhi, scrive anche libretti d’opera per il compositore e direttore d’orchestra Luciano Chailly, si cimenta nella produzione di disegni e dipinti  e pratica l’alpinismo nelle Dolomiti.

Le sue opere più importanti sono Bàrnabo delle montagne, Il segreto del bosco vecchio, Il deserto dei tartari, Un amore, La paura alla Scala, oltre a tantissimi racconti come Inviti superflui che ascoltiamo:

https://youtu.be/zCGI1HWYFqM

Le tematiche care a Buzzati sono l’angoscia, la morte, il mistero e la magia.

Le sue opere sono caratterizzate dal destino: destino che lui definisce imperscrutabile, onnipotente e spesso beffardo (v. “Il deserto dei tartari”).

A Buzzati sono state dedicate vie, cime, sentieri ed anche una sala presso la sede del Corriere della Sera di Milano.

I testi di Dino Buzzati ci fanno riflettere, come il suo  breve racconto I giorni perduti:

https://youtu.be/2iG9ZiViT3w

LINA WERTMŰLLER

… anche Lina Wertmüller ci ha lasciati.

 

Già aiuto regista di Federico Fellini ne “La dolce vita” e “8 e ½”, esordisce come regista con il suo primo film “I basilischi” del 1963 che narra la vita di alcuni poveri amici in un piccolissimo paese del sud Italia:

https://youtu.be/oTsD7jcKlF8

Qualche anno dopo inizia la lunga collaborazione con Giancarlo Giannini nei film “Mimì Metallurgico ferito nell’onore”, “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, “Pasqualino Settebellezze, tra gli altri.

E’ stata la prima donna ad essere candidata all’Oscar come migliore regista nel 1977 per il film “Pasqualino Settebellezze.

Nel 1986 esordisce nel teatro lirico con la regia della Carmen di George Bizet che inaugura la stagione del Teatro San Carlo di Napoli e nel 1997 dirige la Bohème all’Opera di Atene.

Nel 2020 le è stato assegnato il Premio Oscar alla carriera:

https://youtu.be/sFgH6Y3oTLA

Lina Wertmüller nei suoi film  ha messo in evidenza i ruoli sociali dell’uomo e della donna in Italia, il dialogo tra nord e sud e tra borghesia e proletariato, a volte anche con toni grotteschi.

Ma anche con la poesia dell’immagine che può fare a meno delle parole, come in questa scena di “Mimì Metallurgico ferito nell’onore”:

https://youtu.be/BB3QmqFqS5s

Chiudiamo questo brevissimo omaggio ad una grande donna con il suo ricordo di Fellini:

https://youtu.be/jJ65ujyrjfc

NINO ROTA

Quest’anno ricorrono 110 anni dalla nascita di Giovanni Rota Rinaldi (conosciuto come Nino Rota), avvenuta a Milano il 3 dicembre 1911.

Molto precocemente si è formato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano per poi recarsi nel 1930 negli Stati Uniti per fare alcuni corsi di perfezionamento.

La sua carriera docente si svolse al Conservatorio Giovanni Paisiello di Taranto e al Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari, di cui diventò direttore nel 1950.

Come compositore è stato tra i più influenti e prolifici della storia del cinema.

Nel 1952 incontrò Federico Fellini e da allora si instaurò un’amicizia lunga trent’anni ed una collaborazione per numerosi film, tra cui la colonna sonora de “La dolce vita”, “8 e 1/2”, “La strada” e tanti altri.

Rivediamo la scena “Danzando nella nebbia” dal film “Amarcord”:

https://youtu.be/ZuBJYaMwHh0

Nonostante la sua carriera come compositore di colonne sonore, non smise mai di comporre musica per orchestra, da camera e vocale, oltre ad opere liriche (la più celebre è sicuramente “Il cappello di paglia di Firenze”) e qualche incursione nella televisione come le musiche per lo sceneggiato “Il giornalino di Gian Burrasca”, per il quale compose la canzone Viva la pappa col pomodoro, cantata da Rita Pavone.

Ascoltiamo il Preludio per il concerto per archi:

https://youtu.be/va99ItgCdn4

Nino Rota compose anche le musiche per due capolavori di Luchino Visconti: “Rocco e i suoi fratelli” (1960) e “Il Gattopardo” (1963).

Nel 1968 compose le musiche per il film “Romeo e Giulietta”, diretto da Franco Zeffirelli, che vinse il Nastro d’Argento alla miglior colonna sonora nel 1969: https://youtu.be/WCmUWNUzaqo

Qualche anno dopo, nel 1972, ebbe grande successo la sua composizione per il  film “Il Padrino”, ma non ottenne la candidatura all’Oscar in quanto non si trattava di musiche originali: Rota aveva riutilizzato temi da lui composti anni prima, come il tema principale Parla più piano:

https://youtu.be/nvkVakdV4z8

Nino Rota morì nel 1979, poco dopo la fine delle registrazioni della sua ultima colonna sonora per il film di Fellini “Prova d’orchestra”:

https://youtu.be/AvzPYOshqVw

Questo breve video ci consente di capire meglio il rapporto tra Nino Rota e Federico Fellini e di conoscere la genesi delle musiche che ci ha lasciato:

https://youtu.be/KUtsyRk9H7w

 

ETTORE PANIZZA

“Alta en el cielo” è l’aria tratta dall’opera Aurora che è diventata la canzone alla bandiera argentina.

Autore: Ettore Panizza, più conosciuto come Héctor Panizza, compositore e direttore d’orchestra argentino di origine italiana di livello internazionale.

Nato a Buenos Aires il 12 agosto 1875 in una famiglia di immigranti italiani, iniziò gli studi musicali con suo padre che era violoncellista al Teatro Colón ed, in seguito,  continuò a studiare al Conservatorio di Milano (oggi Conservatorio Giuseppe Verdi).

Ecco a voi una breve presentazione del Mº Sebastiano De Filippi, Direttore dell’Orchestra da Camera del Parlamento Nazionale argentino e studioso della vita e dell’opera di Ettore Panizza:  https://youtu.be/VprHilSSlCQ

A soli 22 anni Panizza compose Il fidanzato del mare e, qualche anno dopo, Medioevo Latino, di cui ascoltiamo l’aria “In mia segreta camera del core:

https://youtu.be/7gN7gu-EdJQ

Ettore Panizza trascorse più di cinquant’anni lavorando nei più prestigiosi teatri d’Europa e d’America: per lunghe stagioni fu al Convent Garden (1907-1914), alla Scala (1916-17 e 1921-32) dove nacque il sodalizio professionale ed umano con Arturo Toscanini che durerà per entrambi per tutta la vita, al Metropolitan (1934-42), nonché al Teatro Colón di Buenos Aires durante più di venti stagioni d’opera tra il 1921 ed il 1950.

È stato inoltre un grande interprete della musica wagneriana in Italia ed  un apprezzato compositore di musica sinfonica e da camera.

https://youtu.be/iaeASpllymU

Meritò dopo le sue esecuzioni della Butterfly (nel novembre 1905 al Politeama di Genova e nel 1906 al San Carlo) l’entusiastica approvazione di Giacomo Puccini e nel 1932, dopo l’esecuzione dell’Elektra, la commossa gratitudine di Richard Strauss.

L’ultima opera di Panizza, Bizanzio, fu rappresentata al Teatro Colón il 25 luglio 1939.

Nel 1907 Panizza – su incarico del governo argentino – compose l’opera Aurora con libretto dell’italiano Luigi Illica, in cui racconta la tragica storia di Mariano che si innamora di Aurora, figlia del capo spagnolo Don Ignacio, e lotta per l’indipendenza del suo Paese.

Aurora fu presentata al Teatro Colón di Buenos Aires il 4 settembre 1908, diretta dallo stesso Panizza.

Di solito ci occupiamo in questo spazio di artisti italiani, ma ho ritenuto doveroso far conoscere meglio questo grande artista italo argentino, che è stato tanto stimato ed apprezzato in Italia.

Vi lascio con la commovente interpretazione del tenore Darío Volonté dell’aria “Alta en el cielo”: https://youtu.be/_6C9Et-JFSM

ENRICO CARUSO

Vogliamo ricordare il grande tenore Enrico Caruso a cent’anni dalla sua scomparsa e per iniziare vi propongo una passeggiata nei giardini della sua villa “Bellosguardo” a Lastra a Signa, in provincia di Firenze:

https://youtu.be/idDdD8MibMo

Nato a Napoli nel 1873, da padre operaio metalmeccanico e  madre donna delle pulizie, da piccolo scoprì di essere portato per il disegno mentre, nel frattempo, crescevano il suo talento e la sua voce.

La madre, che morì presto, lo incoraggiò a prendere lezioni di canto.

Oltre a cantare nel coro della chiesa, Caruso iniziò a esibirsi nei teatri di Caserta, Napoli e Salerno e la sua prima esibizione all’estero fu al Cairo.

Il direttore d’orchestra Vincenzo Lombardi gli propose di accompagnarlo nella stagione estiva a Livorno. Lì Caruso conobbe il soprano Ada Botti Giachetti, donna sposata e madre di un bambino. Con lei ebbe un lungo rapporto dal quale nasceranno due figli, Rodolfo ed Enrico

Ecco una breve biografia che parte proprio da questo momento della sua vita:

https://youtu.be/blWSPJ1ILtM

Nel 1899 Enrico Caruso debuttò a Buenos Aires al Teatro dell’Opera e successivamente tornò altre cinque volte, di cui nel 1915 e nel 1917 si esibì nell’appena inaugurato Teatro Colón.

Ascoltiamolo nell’aria E lucevan le stelle, dall’opera “Tosca”, versione del 1904 rimasterizzata: https://youtu.be/3TjEoAXzJ9E

Nel 1909 Caruso incise una serie di ventidue canzoni napoletane che comprendeva anche Core ‘ngrato: https://youtu.be/OQt9x-GZQ8g

La villa “Bellosguardo”  risale al periodo 1585/95 in cui l’abate Alessandro Pucci la fece costruire e rimase di proprietà della famiglia Pucci fino al 1858 quando venne venduta a Giuseppe Campi, ciambellano del granduca Leopoldo II.

Nel 1906 la villa venne acquistata da Enrico Caruso, che la fece restaurare secondo lo stile delle ville toscane, arricchendola anche di opere d’arte.

Oggi, Villa Caruso è diventata museo e sede di eventi musicali:

https://youtu.be/PEaVdoqaozs

ANTONIO VIVALDI

Ci ritroviamo per ricordare che il prossimo 28 luglio ricorrono i 280 anni dalla morte di Antonio Lucio Vivaldi, compositore e violinista italiano, uno dei massimi esponenti del barocco musicale, ed anche sacerdote.

Se Salisburgo vuol dire Mozart e Vienna vuol dire Strauss, Venezia vuol dire Vivaldi.

Ma chi era veramente Antonio Vivaldi? Scopriamolo insieme!

https://youtu.be/FGRocmtjpR8

Nel 1711 fu pubblicata ad Amsterdam la Op. 3 di Vivaldi, più conosciuta come Estro armonico.

È una raccolta di dodici concerti, la cui strumentazione è di orchestra d’archi e un violino solista in 4 concerti, due violini solisti  in altri quattro concerti (di cui 2 anche con il violoncello), ed ancora altri 4 concerti per quattro violini solisti (anche in questo caso 2 dei concerti anche con il violoncello).

Il titolo dell’opera vuole evidenziare il punto di equilibrio fra due esigenze opposte: l’estro (cioè la pura fantasia) e i vincoli matematici previsti dalle regole dell’armonia.

Ascoltiamo l’esecuzione dei I Solisti Veneti:

https://youtu.be/dReXaUAQpiI

La Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino ospita il maggior numero di partiture autografe di Antonio Vivaldi.

Il violino è stato al centro delle sue composizioni, ma il Prete Rosso ha anche composto per una varietà di strumenti solisti, tra cui flauto, clarinetto, tromba e mandolino.

Ascoltiamo il concerto per violino, archi e cembalo RV386 eseguito dagli Interpreti Veneziani: https://youtu.be/GDR-rCtMRl0

Un’altra opera molto conosciuta di Vivaldi è La Stravaganza, una raccolta di dodici concerti per violino composti tra il 1712 ed il 1713 e pubblicati ad Amsterdam nel 1716 come opus 4.

I concerti sono stati dedicati dal compositore al nobile veneziano Vettor Delfino: https://youtu.be/hyud0ZJ_H5I

Le Quattro Stagioni (pubblicata ad Amsterdam nel 1725) sono, a ragione, il ciclo più noto di composizioni vivaldiane: si tratta di quattro concerti per violino solista concertante ed orchestra d’archi, ispirati ciascuno ad una stagione dell’anno.

Fanno parte dell’op. 8 (Il cimento dell’armonia e dell’invenzione) e costituiscono uno dei primissimi esempi di musica descrittiva.

L’ Estate (per violino, archi e cembalo) è il concerto di maggiore efficacia descrittiva.

Dietro alla “Languidezza per il caldo” (come sottotitola il compositore nel primo tempo lo spartito) si cela però una tempesta che si  avvicina da lontano nella calura estiva per poi scoppiare nel finale in tutta la sua virulenza. L’assolo descrive il pastore spaventato dal temporale improvviso.

Questo terzo tempo si presta a grande virtuosismo tecnico, toccando alti picchi di drammaticità.

La tempesta è la protagonista indiscussa del movimento, che fa sfoggio di tutta la sua potenza, contro cui nemmeno l’uomo può nulla.

Ascoltiamo l’esecuzione degli Interpreti Veneziani:

https://youtu.be/bjhYNbyMFM4

ALIDA VALLI

Poco conosciuta tra i giovani, ma chi andava al cinema quando i film erano ancora in bianco e nero, sicuramente ricorderà Alida Valli.

Alida Maria Altenburger von Marckenstein und Frauenberg, più conosciuta come Alida Valli, è nata il 31 maggio di cent’anni fa a Pola.

La madre era una pianista istriana ed il padre un professore di filosofia e critico musicale trentino con ascendenze aristocratiche.

Alida Valli frequentò il Centro Sperimentale di Cinematografia, esordì giovanissima sul grande schermo e divenne il simbolo del cinema italiano del periodo fascista lavorando in film come Mille lire al mese nel 1938:

https://youtu.be/mSbakcZhFQQ

Nell’autunno del 1943 rifiutò di trasferirsi negli studi cinematografici del fascismo (il Cinevillaggio di Venezia) per non recitare in film di propaganda fascista.

Rimase a Roma e portò al grande successo la canzone Ma l’amore no, tratta dal film “Stasera niente di nuovo” di Mario Mattoli: https://youtu.be/2zbAZbr7zg0

La sua fama si consolidò sotto la direzione di registi quali Gillo Pontecorvo in “La grande strada azzurra” nel 1957, Franco Brusati in “Il disordine” nel 1962, Pier Paolo Pasolini in “Edipo re” nel 1967.  Fu molto richiesta anche da registi stranieri, soprattutto francesi, e dal regista argentino Leopoldo Torre Nilsson per il film “Homenaje a la hora de la siesta” del 1962:

https://youtu.be/tznYLqjgIA8

Ricevette il Gamajun International Award nel 1990, il David di Donatello alla carriera nel 1991 (ne aveva già vinto uno nel 1982 come miglior attrice non protagonista per “La caduta degli angeli ribelli” di Marco Tullio Giordana) e il Leone d’Oro alla carriera al festival di Venezia nel 1997.

Alida Valli morì a Roma il 22 aprile 2006. Ricordiamola così:

https://youtu.be/_b7jc18MFJg

 

CARLA FRACCI

Desidero incominciare questo ricordo con i versi che Eugenio Montale gli dedicò nel 1969 mentre lei era incinta e lontana dalle scene:

 

La danzatrice stanca 

 

Torna a fiorir la rosa
che pur dianzi languia…
Dianzi? Vuol dire dapprima, poco fa.  
e quando mai può dirsi per stagioni
che s’incastrano l’una nell’altra, amorfe?
Ma si parla della rifioritura
d’una convalescente, di una guancia
meno pallente ove non sia muffito
l’aggettivo, del più vivido accendersi
dell’occhio, anzi del guardo.
È questo il solo fiore che rimane
con qualche metro d’un tuo dulcamara.
A te bastano i piedi sulla bilancia
per misurare i pochi milligrammi
che i già defunti turni stagionali
non seppero sottrarti. Poi potrai
rimettere le ali non più nubecola
celeste ma terrestre e non è detto
che il cielo se ne accorga basta che uno
stupisca che il tuo fiore si rincarna
si meraviglia. Non è di tutti i giorni
in questi nivei défilés di morte.

Luigi Fracci (alpino sergente maggiore) e Rocca Santina (operaria alla Innocenti di Milano) il 20 agosto 1936 diventano  genitori di  Carla.

Dal 1946 Carla Fracci studia alla scuola di ballo del Teatro alla Scala e si diploma nel 1954. Dopo due anni diventa danzatrice solista e prima ballerina nel 1958.

Da allora danza con alcune compagnie straniere, quali il London Festival Ballet, lo Stuttgart Ballet, il Royal Swedish Ballet e dal 1967 è ballerina ospite dell’American Ballet Theatre: https://youtu.be/dP6Vzm5Ds2s

La sua notorietà si lega alle interpretazioni di ruoli romantici e drammatici  con vari ballerini, tra cui Rudolf Nureyev, Vladimir Vasilliev, Henning Kronstam, Mikhail Baryshnikov e Gheorghe Iancu:

https://youtu.be/JMKr3iJFJHs

Alla fine degli anni ’80 dirige il corpo di ballo del Teatro San Carlo di Napoli, dal 1996 al 1997 quello dell’Arena di Verona e dal novembre 2000 al luglio 2010 quello del Teatro dell’Opera di Roma

Ballerina e non solo, nel 1982 è protagonista dello sceneggiato RAI “Verdi” in cui interpreta il ruolo di Giuseppina Strepponi, soprano e seconda moglie del compositore.

Carla Fracci aveva imparato ad amare Firenze grazie al marito fiorentino, il Mº Beppe Menegatti. Il lungo legame affettivo con Firenze e con la Toscana

l’ha portata ad essere Assessore alla Cultura della Provincia di Firenze dal 2009 al 2014.

Forse è un luogo comune dire che è vissuta sulle punte… in punta di piedi ci ha lasciati il 27 maggio 2021: https://youtu.be/DPEQ9pYdoz8

FRANCO BATTIATO

Artista poliedrico, nato a Ionia in provincia di Catania il 23 marzo 1945 è venuto a mancare qualche giorno fa.

Un artista che ha approfondito e combinato tra loro diversi stili in modo molto personale iniziando negli anni ’60 con il pop, poi è passato al rock progressivo e all’avanguardia colta. Successivamente è tornato alla musica leggera, alla canzone d’autore e si è cimentato nella musica etnica, quella elettronica e l’opera lirica.

Una lunga ed intensa carriera di cui segnaleremo soltanto alcuni dei punti più salienti.

E’ del 1981 la sua celebre canzone Centro di gravità permanente basata sulle teorie psicofisiche del filosofo Georges Ivanovič Gurdjieff  relative alle difficoltà dell’essere umano a trovare il “proprio centro interiore”, indispensabile al controllo delle pulsioni emotive e irrazionali.

https://youtu.be/0XW9XN_vDaA

Nel 1989 Battiato sarà il primo cantante di musica leggera ad esibirsi in Vaticano su invito di Papa Giovanni Paolo II.

https://youtu.be/RyLk4LuvOM0

Il cantautore compone anche la musica del film Una vita scellerata, incentrato sulla figura dell’artista fiorentino Benvenuto Cellini (1990) ed è del 1996 il suo brano dal titolo La cura: https://youtu.be/UmE7nrfzcCo

Nel 1999 Battiato pubblica l’album Fleurs in cui, accompagnato da pianoforte e quartetto d’archi, si confronta con pezzi di natura sentimentale di altri artisti, sia italiani che stranieri.

Intorno al 1990 l’artista si avvicina al genere pittorico: i suoi dipinti rappresentano per lo più figure iconiche che pregano e volti di persone comuni, di solito suoi amici.

Non bisogna dimenticare le sue opere, tra cui Genesi rappresentata nel Teatro Regio di Parma nel 1987; Gilgamesh al Teatro dell’Opera di Roma nel 1992; Messa arcaica nella Basilica superiore di San Francesco d’Assisi nel ’93; Il cavaliere dell’intelletto nella Cattedrale di Palermo nel ’94  e Telesio al Teatro Rendano di Cosenza nel 2011.

A ottobre 2019 esce l’ultimo suo album dal titolo Torneremo ancora, che segna un ritorno alle origini e rappresenta una sorta di testamento musicale.

Dopodichè Battiato si ritirerà definitivamente dalle scene.

https://youtu.be/MCKZiu2IdXM

MILVA

Goro è un paese della provincia di Ferrara (Emilia-Romagna) che si è formato nella prima metà del XVIII secolo sull’argine destro del Po, tra il fiume e il mare, in un territorio paludoso dove si ergevano dossi e dove furono costruite le prime abitazioni.

La storia di Goro è caratterizzata dalla continua lotta dell’uomo contro le acque del mare e del fiume.

Ed è in questo piccolo paese dove, nel 1939, nasce Maria Ilva Biolcati in arte Milva, che ci ha lasciati lo scorso 23 aprile.

Non ha bisogno di presentazioni questa cantante ed attrice di teatro conosciuta internazionalmente.

Durante la sua lunghissima carriera ha registrato un gran numero di brani, passando per generi musicali molto distanti fra loro.

Dopo aver trionfato in un concorso di voci nuove della RAI nel 1959, partecipò al Festival di Sanremo 1961 arrivando terza con Il mare nel cassetto: https://youtu.be/k3Wk3uFcg3g

Qualche anno dopo si avvicina alla recitazione, lavorando nel teatro leggero per poi passare a Giorgio Strehler, figura molto importante per la sua crescita artistica. In pochi anni Milva diventa una delle più importanti attrici teatrali italiane e si specializza nella rappresentazione del repertorio brechtiano.

Dagli anni ottanta in poi, prestigiose collaborazioni ne esaltano le sue capacità artistiche, come quella con Luciano Berio e con Astor Piazzolla che la elegge come la sua interprete favorita: https://youtu.be/e-kegm6ztb8

Collabora anche con gli scrittori Umberto Eco, Andrea Zanzotto ed Emilio Villa, nel 1981 inizia il sodalizio con Franco Battiato.

Nel 1993 è il principe Orlofsky ne “Il pipistrello” al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania e lo stesso anno pubblica l’album “Uomini addosso”, di cui ascolteremo il brano Ci vorrebbe il mare: https://youtu.be/xSCyKEp-FGQ

La sua statura artistica è stata ufficialmente riconosciuta dall’Italia, la Francia e la Germania che le hanno conferito alcune tra le più alte onorificenze.

Anche se nel 2010 annuncia il suo addio alle scene, almeno per quanto riguarda le esibizioni dal vivo, Milva nel 2011 torna in teatro con lo spettacolo La variante di Lüneburg, tratto dal libro di Paolo Maurensig.

L’artista abbandonerà definitivamente le scene a partire dal 2013.

Per chiudere mi piace ricordarla in questo brano che esalta la sua forza ed il suo carisma: https://youtu.be/z2jXPOIu_tU

NINO MANFREDI 

Il 22 marzo 1921 nasceva a Castro dei Volsci, provincia di Frosinone, Saturnino Manfredi, più noto come Nino Manfredi.

Non  parleremo della lunghissima e abbondante carriera di Nino Manfredi sia come attore, regista, sceneggiatore, comico, cantante o doppiatore. D’altronde queste informazioni si trovano ovunque.

Per accontentare la famiglia nel 1941 si iscrisse alla facoltà di Giurisprudenza e, contemporaneamente, dimostrò interesse per il palcoscenico esibendosi nel teatrino della parrocchia.

Nel 1943, per evitare l’arruolamento, si rifugiò per un anno in montagna con il fratello e al rientro nel ’44 riprese gli studi e si iscrisse all’Accademia nazionale d’arte drammatica.

Si laureò nel ’45 e nel ’47 si diplomò all’Accademia. Non esercitò mai la professione ed iniziò con il teatro nella compagnia Maltagliati-Gassman nel 1952.

Seguirono la radio, la televisione e innumerevoli film.

Godiamoci questa scena tratta dal film “Quelle strane occasioni” del 1976:

https://youtu.be/MOQuHFJ_bss

Nino Manfredi ha avuto notevole popolarità anche come testimonial pubblicitario di vari prodotti, tra cui i “Baci” Perugina ed il caffè “Lavazza”.

Inoltre ha partecipato  alle commedie musicali “Un trapezio per Lisistrata“ e “Rugantino”.

Vi propongo la famosa ballata “Roma nun fa’ la stupida stasera” cantata da Nino Manfredi e Mina: https://youtu.be/XrOi4zoOTTk

Pane e cioccolata” – che molti di voi ricorderete  – è considerato uno dei suoi migliori film e riguarda l’emigrazione italiana in Svizzera: https://youtu.be/mczHiP-1C7k

Ci salutiamo, anzi, Nino Manfredi ci saluta con una canzone romana, suo cavallo di battaglia, “Tanto pe’ cantàhttps://youtu.be/oKAoYQwqnVs

ASTOR PIAZZOLLA E LE SUE ORIGINI

 

11 marzo 1921- 11 marzo 2021 centenario della nascita del musicista argentino di origini italiane Astor Piazzolla.

Accompagnati dalla sua musica andremo a scoprire i luoghi di origine del maestro del tango.

Suo padre, Vicente Piazzolla (chiamato Nonino dai figli di Astor), era figlio di Pantaleone, un pescatore di Trani (Puglia) emigrato in Argentina, e di Assunta Manetti, la cui famiglia proveniva da Massa Sassorosso (Toscana).

Ascoltiamo Adiós Nonino, il tango dedicato a suo padre che morì in un incidente mentre Piazzolla era in tournèe: in questa occasione introdusse nella sua composizione elementi di George Gershwin, uno dei preferiti del  padre: https://youtu.be/Ljq4K31puA4

Incominciamo da Trani che diede i natali a Pantaleone Piazzolla.

E’ capoluogo, assieme a Barletta e Andria, della provincia di Barletta-Andria-Trani in Puglia.

Alcuni ritrovamenti archeologici di insediamenti abitativi risalgono all’Età del Bronzo, ma le tracce più concrete risalgono alla conquista dei Romani.

La città, affacciata sul mare, è famosa per la Cattedrale romanica e il Castello Svevo, oltre che per l’estrazione e lavorazione di un tipo particolare di pietra, roccia sedimentaria (pietra di Trani) e per il vino moscato.

https://youtu.be/OOROywHkcfY

Ci spostiamo in Toscana, in provincia di Lucca. Più precisamente ci rechiamo in una frazione di Villa Collemandina che deve il suo nome alla particolare tonalità rosata delle pietre con cui sono costruite le case: Massa Sassorosso.

Una via del paese, Largo Astor Piazzolla, e un’esposizione permanente a cura del Progetto Parco Appennino nel Mondo  e della Fundación Astor Piazzolla ricordano le origini del musicista: https://youtu.be/-Hqw9y5PU9w

Da qui emigrarono nel 1888 i nonni materni di Piazzolla ed in Argentina nacque sua madre Assunta Manetti.

Oblivion (oblio) è la struggente melodia di chi deve abbandonare la sua terra e partire …https://youtu.be/2C8ZP5hl6Oc

Noi ci salutiamo con Verano porteño:

https://youtu.be/IaP0P8YDIsQ

GIULIETTA MASINA 

Il 22 febbraio, ricorre il centenario della nascita dell’attrice  Giulietta Masina a San Giorgio di Piano, in provincia di Bologna.

I più attempati sanno di chi parlo. Ai più giovani o magari coloro che non conoscono molto sul cinema italiano vi propongo di immaginarvi di essere in un set tipicamente felliniano, in cui i vari personaggi si susseguono e ripercorriamo la vita di questa grande artista.

Figlia di un violinista e di una maestra, Giulietta visse dai quattro anni a Roma da una zia, che la incoraggiò nella sua passione per la recitazione.

Nel 1942 conobbe Federico Fellini negli studi dell’EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, poi divenuto RAI nel 1944) e si sposarono nel 1943.

Insieme al marito raggiunse la fama a livello internazionale con il ruolo di Gelsomina nel film La strada, recitando accanto ad Anthony Quinn:

https://youtu.be/zagGwSec4JE

Oltre agli innumerevoli film, tra il 1966 e il 1969 fu la conduttrice di una popolare rubrica radiofonica Lettere a Giulietta Masina, che più tardi  raccoglierà in un libro,

Negli anni settanta apparve in televisione in due sceneggiati di successo.

Nella sua lunga carriera Giulietta Masina ha vinto tanti premi, tra cui più di un “David di Donatello”, quattro “Nastri d’Argento”, un premio alla migliore interpretazione femminile sia al Festival di Cannes che a quello di San Sebastián.

Tra questi premi spiccano due premi “Oscar” con La strada nel 1954 e con Le notti di Cabiria nel 1958.

Fellini la dirigerà anche nel suo primo film a colori Giulietta degli spiriti nel 1965  insieme a Mario Pisu: https://youtu.be/0sE-7IOpmQY

Vent’anni più tardi, sempre diretta da Fellini, sarà protagonista assieme a Marcello Mastroianni, nel film Ginger e Fred, in cui interpretano due ex ballerini di tip-tap popolarissimi durante la guerra:

https://youtu.be/jRb5-X56eoc

Giulietta Masina morì nel 1994, cinque mesi dopo la scomparsa di Federico Fellini, ed entrambi sono sepolti nel cimitero di Rimini: la loro tomba è marcata dal monumento “Le Vele” dello scultore Arnaldo Pomodoro.

Ricordiamola con questo omaggio fatto dal Centro Sperimentale di Cinematografia: https://youtu.be/-nyLo_pbN0g

GIUSEPPE VERDI 

In questi giorni si ricorda il 120º anniversario della scomparsa di Giuseppe Verdi. A me piace ricordare le date di nascita e, in questo caso,  celebrare con gioia la possibilità di poter godere della magnifica musica che ci ha lasciato, e non solo musica …

Giuseppe Verdi compositore, Giuseppe Verdi imprenditore agricolo, Giuseppe Verdi uomo politico, Giuseppe Verdi filantropo.

Su questa scia, ricordiamo che 208 anni fa è nato a Le Roncole di Busseto un bambino dal nome Giuseppe Fortunino Francesco Verdi: https://youtu.be/bBwgNJ7edFk

A sei anni incominciò a frequentare la scuola e a ricevere lezioni di organo.

L’eccezionale talento compositivo di Verdi fu indubbiamente coltivato e accresciuto dallo studio e dopo aver finito la scuola nel 1827 si dedicò totalmente alla musica.

Con l’aiuto di Barezzi, un negoziante amante della musica e direttore della società filarmonica di Busseto, ottenne il posto del maestro di musica e nel 1836 fu nominato Maestro di Musica del Comune di Busseto. Sposò  Margherita, la figlia di Barezzi, con la quale ebbe 2 figli.

Nell’attualità casa Barezzi è diventata museo: https://youtu.be/9926cK2GfBc

Gli anni successivi furono segnati dalla morte dei figli (1838 e 1839) e della moglie (1840), proprio mentre lavorava alla sua seconda opera “Un giorno di regno”, paradossalmente di genere comico. L’opera andò in scena a settembre, con un esito disastroso e Verdi decise di smettere di comporre.

Ma dopo 18 mesi vide la luce “Nabucco” che riscosse tantissimo successo al Teatro alla Scala: https://youtu.be/_iJFXlPyoUQ

Nabucco segnò l’inizio di una folgorante carriera e per quasi dieci anni Verdi compose mediamente un’opera all’anno: I Lombardi alla prima crociata, La battaglia di Legnano, I due Foscari, Giovanna d’Arco, Alzira, Attila, Il corsaro, I masnadieri, Ernani e Macbeth.

Compositore illustre ma anche uomo di origine contadine, Verdi era legatissimo alla campagna ed un appassionato imprenditore agricolo.

Prestò molta attenzione all’aspetto finanziario dei suoi contratti assicurandosi di essere adeguatamente remunerato ed investì gran parte dei proventi derivanti dalla musica in proprietà terriere fino ad avere oltre 900 ettari nei quali lavoravano più di duecento operai.

La prima proprietà fu acquistata nei pressi di  Roncole e più tardi una a Sant’Agata, che divenne la sua dimora stabile assieme a Giuseppina Strepponi: https://youtu.be/UYcCVtn4Yos

Nel 1847 Verdi presentò I masnadieri a Londra alla presenza della regina Vittoria, nei due anni successivi abitò a Parigi e tornò a Milano nel 1848 quando ebbe la notizia delle “Cinque giornate di Milano” avvenute tra il 18 ed il 22 marzo. Dopo un altro breve periodo a Parigi, rientrò in Italia  nel 1849 per completare la sua  opera “Luisa Miller” e nel 1851 fu la volta di “Rigoletto”, basato sul dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo.

La Traviata” andata in scena nel 1853 al Teatro La Fenice di Venezia fu un fiasco, ma l’anno successivo ottenne grande successo.

Tra il 1853 e il 1871 Verdi  si dedicò alle sue attività di proprietario terriero ed in quel periodo scrisse “I vespri siciliani”, “Simon Boccanegra”, “Un ballo in maschera”, “La forza del destino”, “Don Carlos” e “Aida”.

https://youtu.be/AUuJxE-iWbo

Verdi uomo politico.

Simpatizzò con il movimento risorgimentale che perseguiva l’Unità d’Italia e partecipò attivamente per breve tempo anche alla vita politica.

Nel 1859 fu eletto  membro del nuovo consiglio provinciale ed in quest’anno compose il Valzer in fa maggiore per pianoforte, che poi sarà orchestrato da Nino Rota per la colonna sonora del film “Il Gattopardo”:

https://youtu.be/lRqetT7ALtQ

Fu eletto deputato nel 1861 e nel 1874  nominato membro del Senato italiano.

Bisogna ricordare anche il Verdi non operistico, che compose musica sacra e strumentale, tra cui la Messa da Requiem per la morte di Alessandro Manzoni, un Pater noster su testo di Dante Alighieri e Quattro pezzi sacri: Ave Maria, Stabat Mater, Laudi alla Vergine e Te Deum.

Sono degli anni giovanili le Sei romanze per voce e pianoforte e, più tardi, il Quartetto per archi in mi minore: https://youtu.be/a2FdzbwuEuo

Nel 1887 va in scena Otello e nel 1893 al Teatro alla Scala il Falstaff.

Gli ultimi anni Verdi li dedicò ad attività filantropiche, di cui le più importanti furono la costruzione di una “Casa di Riposo per musicisti” in pensione a Milano ed un ospedale a Villanova sull’Arda, vicino a Busseto.

https://youtu.be/L513H9DoF84

Nel 1897 morì la moglie Giuseppina  e nel 1901, il 21 gennaio, Verdi morì colpito da un ictus cerebrale.

Inizialmente fu tumulato con una cerimonia privata nel Cimitero Monumentale di Milano, ma un mese dopo il suo corpo fu traslato nella cripta della Casa di Riposo per musicisti. In quell’occasione fu cantato il coro Va, pensiero, dal Nabucco, diretto da Arturo Toscanini.

Finiamo qui ascoltando la sua Romanza senza parole per pianoforte:

https://youtu.be/l4WgNYxBIiU

DOMENICO CIMAROSA

Uno degli ultimi grandi rappresentanti della scuola musicale napoletana, molto amato dai suoi contemporanei ed apprezzato anche in seguito, è stato il compositore Domenico Cimarosa.

Nato ad Aversa, si trasferì da piccolo con la famiglia a Napoli e andarono a vivere presso la Chiesa di San Severo fuori le mura. In questo ambiente ricevette i primi rudimenti musicali dall’organista della chiesa ed in pochi anni divenne un abile violinista, clavicembalista, organista e cantante.

Nel carnevale del 1772 debuttò come operista con la commedia per musica “Le stravaganze del conte” al Teatro dei Fiorentini a Napoli che gli diede fama di buon compositore. I suoi intermezzi comici divennero popolari a Roma e furono rappresentati soprattutto al Teatro Valle: https://youtu.be/Zxj5H6ns70I

Seguirono parecchie altre opere, soprattutto durante gli anni ’80 finchè nel 1787 partì per San Pietroburgo, su invito dell’Imperatrice Caterina II per prestare servizio a corte come maestro di cappella. Lavorò molto per il Teatro dell’Ermitage, anche se si hanno poche notizie del suo soggiorno in Russia fino al 1791 quando intraprese il rientro in Italia.

Durante il viaggio di ritorno, sostò tre mesi a Varsavia per poi arrivare a Vienna dove era molto conosciuto e l’Imperatore Leopoldo II lo nominò maestro di cappella di corte con un elevato stipendio ed un appartamento nel palazzo imperiale.

Fu lì che, insieme al poeta di corte Giovanni Bertati, compose il suo capolavoro più famoso “Il matrimonio segreto”, opera buffa che riscosse subito grande successo.

Di rientro a Napoli nel 1793 fu presentata anche al Teatro dei Fiorentini suscitando molto entusiasmo:  https://youtu.be/ibAem4-_oKE

Il maestro di cappella” è un intermezzo (monologo comico) che Cimarosa compose probabilmente tra il 1786 e il 1793 basato su un libretto di produzione ignota. E’ una parodia del maestro di cappella settecentesco, una  satira dell’ambiente teatrale, così come un’altra sua composizione “L’impresario in angustie”: https://youtu.be/KT7On62BwW4

Cimarosa fu un autore molto prolifico. Tra i titoli più conosciuti, oltre alle molte opere di musica sacra, vanno ricordati “Le astuzie femminili”,  “I due baroni di Roccazzurra”, “Giannina e Barnardone” e “L’italiana in Londra”. E tra le opere serie “Cleopatra”, “La Vergine del sole” e “Gli Orazi e i Curiazi”.

L’ultimo periodo della sua vita non fu roseo: durante la Repubblica Napoletana del 1799 Domenico Cimarosa entrò nel Partito Liberale e, al ritorno dei Borboni, fu arrestato e condannato a morte. Grazie all’intervento di alcuni ammiratori la pena fu commutata in un esilio.

Cimarosa voleva tornare in Russia, ma i suoi problemi di salute lo costrinsero a stabilirsi a Venezia dove morì nel 1801, precisamente l’11 gennaio.

Chiudiamo questo piccolo omaggio al compositore a 220 anni dalla sua morte ascoltando il suo concerto in do maggiore per oboe e archi:

https://youtu.be/l6IOFD0mrBk

LEONARDO SCIASCIA 

L’8 gennaio di cent’anni fa nasceva  a Racalmuto (provincia di Agrigento) Leonardo Sciascia, noto scrittore, ma anche giornalista, politico e insegnante d’italiano.

Trascorse la sua infanzia nella casa di via Regina Margherita 37 (oggi via Leonardo Sciascia) che dal 2019 è stata aperta al pubblico ed inserita nel percorso turistico “Strada degli scrittori”, in cui si  ripercorrono i luoghi vissuti ed amati dagli scrittori e quelli descritti nei loro romanzi.

Dopo il trasferimento con la famiglia a Caltanissetta, incomincia a frequentare l’Istituto Magistrale nel quale insegna Vitaliano Brancati che diventerà il suo modello e lo guiderà nella lettura degli autori francesi.

Nel 1953 vince il Premio Pirandello per il suo saggio “Pirandello e il pirandellismo” e nel 1956 pubblica “Le parrocchie di Regalpetra”, una sintesi autobiografica della sua esperienza vissuta come maestro nelle scuole elementari del suo paese.

Segue un libro di racconti del 1957 dal titolo “Gli zii di Sicilia” pubblicato durante il suo breve soggiorno romano.

Ascoltiamo una sua riflessione sulla cultura in Sicilia:

https://youtu.be/aWtsw2ZDFnw

Al rientro nell’isola, si stabilisce a Caltanissetta ed è del 1961 “Il giorno della civetta”, un giallo contemporaneo che il regista Damiano Damiani porterà al cinema.

Ecco la scena in cui divide l’umanità in cinque categorie, sfoggiando il suo impietoso spirito critico del nostro tempo:

https://youtu.be/1TQyWT82ZSc

Seguono “Il consiglio d’Egitto”, la commedia “L’onorevole”, il ritorno al romanzo con “A ciascuno il suo” e “Todo modo”, un libro in cui parla di cattolici che fanno politica e che sarà portato al cinema dal regista Elio Petri.

Sciascia, parallelamente alla scrittura, svolse anche un’attività politica importante a partire dal 1975 quando fu eletto consigliere comunale a Palermo per il Partito Comunista Italiano, del quale si dimise nel 1977,  causa la sua contrarietà al compromesso storico ed il rifiuto per certe forme di estremismo.

Nel 1979, è nella lista dei Radicali e viene eletto sia al Parlamento Europeo che alla Camera dei Deputati: resta due mesi a Strasburgo ed infine opta per la Camera, dove si occuperà dei lavori della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani, sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro. La sua posizione è fortemente critica della cosiddetta “linea di fermezza” e sul terrorismo in Italia.

Da una parte si trova in lui il rifiuto della violenza e, dall’altra, una costante critica del potere costituito e dei suoi segreti.

Anche il suo ultimo libro “Una storia semplice”, scritto nel 1989 fu portato al cinema nel 1991 dal regista Emidio Greco.

Nel dialogo ironico e tagliente tra un ispettore ed il suo vecchio professore d’italiano al liceo, l’autore esprime la sua critica al potere costituito: https://youtu.be/QdPq71QTg4k

Leonardo Sciascia morì a Palermo il 20 novembre 1989.

Nel 1993 fu fondata a Milano, a Palazzo Sormani, l’associazione  “Amici di Leonardo Sciascia”, che si propone di incoraggiare la lettura e la ricerca in merito al suo pensiero e alla sua opera. Nel sito www.amicisciascia.it  si può consultare la bibliografia completa e aggiornata sulle opere dello scrittore.

Mi piace concludere  con questo video in cui Leonardo Sciascia, ancora una volta, sfoggia il suo spirito critico e anticonformista: https://youtu.be/5yU1MlSM6Xc

GIGI PROIETTI 

Da poco è venuto a mancare Gigi Proietti, non solo grande attore ma anche doppiatore, cabarettista, regista, cantante e direttore artistico.

Nato a Roma il 2 novembre 1940, ha ottenuto notevole successo sin dagli inizi degli anni ’60. Noto per le sue doti di affabulatore e trasformista,  considerato uno dei massimi esponenti del teatro italiano, ha avuto esperienze anche in campo televisivo e nel cinema.

Nel 1978 assume la direzione artistica del Teatro Brancaccio di Roma e crea il Laboratorio di Esercitazioni Sceniche per giovani attori (lo stesso farà Vittorio Gassman con la sua Bottega Teatrale di Firenze), portando in scena numerosi spettacoli coni suoi allievi.

A partire dal 1976, assieme allo scrittore Roberto Lerici, scrive e dirige i suoi spettacoli, il primo del quali è A me gli occhi please, con il quale riscosse tanto successo che fu riportato in scena nel 1993, 1996 e nel 2000.

Da questo spettacolo, vediamolo nel monologo Ci sono dei momenti …:

https://youtu.be/HBS-wAY42Y8

“Ma che ne sai … (se non hai fatto il piano-bar)” è la canzone con cui ha partecipato al Festival di Sanremo 1995 assieme a Peppino Di Capri e Stefano Palatresi (Trio Melody).

Si cimenta anche come scrittore componendo diversi sonetti e nel 2013 pubblica un’autobiografia intitolata “Tutto sommato qualcosa mi ricordo”.

Dal suo “Decamerino” ascoltiamolo nella lettura de “Il sonetto delle cose perdute”:

https://www.youtube.com/watch?v=l_R0fYUh5-g&t=1s

Per chiudere questo breve ricordo del grande Gigi Proietti, rivediamolo nella sua ultima apparizione in televisione:

https://youtu.be/GkYyvI-TwfA

FRANCA VALERI

Nota attrice, sceneggiatrice e drammaturga italiana di teatro e di cinema, che è venuta a mancare pochi giorni fa.

A chi non la conoscesse, voglio dire che Franca Valeri è stata una personalità molto importante nella vita culturale italiana contemporanea.

Lei – che da poco aveva compiuto i 100 anni – è stata una valida protagonista del varietà televisivo degli anni Sessanta in trasmissioni come “Studio Uno” (1966) e “Sabato sera” (1967), condotte da Mina e dirette da Antonello Falqui  (entrambe trasmesse all’epoca dalla televisione argentina).

Nasce in una famiglia borghese milanese, da padre ebreo e madre cattolica, il che gli renderà la vita difficile con l’avvento delle leggi razziali del 1938. Nel  1943 il padre ed il fratello si rifugiano in Svizzera, mentre Franca rimane con la madre a Milano e sopravvive alle deportazioni grazie ad una carta d’identità falsa.

Inizia recitando delle caricature già prima della guerra e negli anni Cinquanta esordisce nel cinema con Federico Fellini nel film “Luci del varietà”, a cui seguiranno tanti altri film al fianco di Alberto Sordi e di Totò.

Franca Valeri, oltre che per la sua lunga carriera di interprete caratterista, era nota anche per la sua passione per  l’opera lirica.

Infatti, nel 1979 creò, assieme al suo compagno il direttore dl’orchestra Maurizio Rinaldi, il concorso per cantanti lirici “Premio Mattia Battistini”.

Sono famosi i suoi monologhi interpretando diversi personaggi femminili che furono raccolti negli album “Le donne di Franca Valeri”.

Mi piace ricordarla in questo monologo dal titolo “Il marito ritarda”, con l’ironia che l’ha sempre caratterizzata: https://www.youtube.com/watch?v=D73F3L4rfHE

 FEDERICO FELLINI

Rimini 1920 – Roma 1993. Cent’anni dalla nascita di Federico Fellini, famosissimo regista, ma anche sceneggiatore, fumettista e scrittore.

Non è il caso di parlare dei suoi film che sono conosciuti da tutti e di cui si trovano recensioni e commenti ovunque.

Ricordiamo invece i progetti che Fellini non riuscì a realizzare.

Il più conosciuto di questi è “Il viaggio di G. Mastorna”, alla cui sceneggiatura collaborò anche Dino Buzzati. Nel 1966 iniziarono le riprese, vennero girate alcune scene, ma per alcune complicazioni il film non si concluse. Nel 1992 Fellini decise di tornare sul progetto, ma ancora una volta lo abbandonò quando un mago e sensitivo gli annunciò che se avesse fatto il film sarebbe morto.

Assieme al disegnatore Mino Manara prepararono l’uscita a fumetti del “Mastorna”, prevista in tre puntate: per un errore di stampa, nella prima comparve la scritta “fine” e Fellini, per scaramanzia, decise di non proseguire.

Prima di andare avanti, vi suggerisco di ascoltare Federico Fellini in questa breve intervista che gli fece il giornalista Enzo Biagi, in cui non si parla di cinema ma di momenti di vita: https://youtu.be/b9ov1REaYYs

Un altro progetto incompiuto fu “Viaggio a Tulum” in collaborazione con Tullio Pinelli, il cui testo venne pubblicato in sei puntate sul Corriere della Sera nel 1986. Fu il risultato del viaggio che Fellini fece in Messico assieme allo scrittore Andrea De Carlo per visitare i luoghi raccontati da Carlos Castañeda. Andrea De Carlo, invece, ne ricaverà un romanzo breve “Yucatán”.

Un giovane Alberto Sordi ricorda con semplicità e simpatia gli inizi, suoi e di Fellini, ragazzi pieni di sogni: https://youtu.be/AYozfmW9MP4

Ci salutiamo con questa descrizione di una scena del film “Amarcord” (“mi ricordo” in dialetto romagnolo): https://youtu.be/gqQuOgY4E0w

ENNIO MORRICONE

Ci ha appena lasciati il compositore Ennio Morricone, nato a Roma il 10 novembre 1928.

Si è diplomato in tromba al Conservatorio di Santa Cecilia, in strumentazione per banda ed in composizione. In seguito completa la sua formazione studiando anche musica corale e direzione di coro.

Nel 1955 comincia a scrivere musiche per film e, contemporaneamente, lavora come arrangiatore di musica leggera per la RCA contribuendo ai grandi successi degli anni ’60 di Edoardo Vianello come Pinne, fucili ed occhiali, Guarda come dondolo, Abbronzatissima e O mio Signore. Ha contribuito anche ad altri successi come Sapore di sale, Il mondo, Se telefonando, uno dei più celebri successi di Mina.

Non ritengo necessario aggiungere aggettivi alla persona del Mº Ennio Morricone.

Preferisco lasciarvi un link con il video del concerto di Natale che si è tenuto nella Basilica di Assisi nel 2012  in cui il Mº Morricone diresse l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI ed il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia nel suo concerto per oboe  composto per il film “Mission” che, come ricorderete, è stato girato in Argentina nelle missioni gesuitiche:

https://youtu.be/cYtsus6ekE4

Mi piace ricordare anche l’uomo Ennio Morricone che deteneva la seconda categoria nazionale negli scacchi, che era tifoso della Roma, che è stato compagno di scuola di Sergio Leone nelle elementari e con il quale collaborò componendo le colonne sonore dei suoi famosi film spaghetti western.

Ecco a voi il momento molto emotivo in cui Ennio Morricone, nel 2007, riceve l’Oscar  alla carriera  dalle mani di Clint Eastwood:

https://youtu.be/HJDN1e_OIKw

GIUSEPPE GARIBALDI 

Il 4 luglio ricorre l’anniversario della nascita a Nizza di Giuseppe Maria Garibaldi il 4 luglio 1807.

Non mi sembra il caso di dilungarmi sulla vita di Garibaldi che si può trovare ovunque.

Preferisco lasciarvi il link del video in cui il Prof. Alessandro Barbero, noto storico italiano, racconta in modo simpatico e colloquiale la personalità  e le imprese di Garibaldi, senza tralasciare il contesto storico in cui visse e la sua importanza nel Risorgimento:

https://www.youtube.com/watch?v=OWzF87YJzJs&t=72s

Aggiungo, per chi fosse interessato, un link con l’Inno di Garibaldi, concepito per entusiasmare i suoi volontari: https://www.youtube.com/watch?v=yuxSZioToMc

 

MANUEL BELGRANO 

Il 20 giugno, in Argentina si festeggia il “Día de la Bandera” che coincide con la ricorrenza della morte del Generale Manuel Belgrano il 20 giugno 1820, creatore della nostra bandiera.

Il Gen. Belgrano, all’anagrafe Manuel José Joaquín del Sagrado Corazón de Jesús Belgrano y Peri, era figlio di Domenico Belgrano, commerciante originario di Oneglia (provincia di Genova).

Oggi- senza dilungarmi sulla figura di Belgrano che tutti conosciamo – mi fa piacere condividere con voi il video che mi ha mandato un socio della nostra biblioteca, Jorge Roisinblit, relativo alla figura di Belgrano.

Il piacere è doppio: in primis perché il video è interessante ed anche perché l’idea  di partecipare, di condividere del materiale o di suggerire degli argomenti da trattare che possano essere di vostro interesse è proprio l’obiettivo di queste mail in tempo di quarantena. E’ un modo di tenerci in contatto … non a senso unico!

I vostri commenti e le vostre risposte fanno sì che io riesca a conoscervi un po’ meglio, soprattutto coloro che non frequentano la biblioteca.

In allegato il video che mi ha mandato Jorge Roisinblit e qui di seguito il link in cui  si può vedere come la città di Oneglia ha omaggiato quest’anno il Gen. Manuel Belgrano: https://www.imperiapost.it/451819/imperia-ricorda-il-generale-manuel-belgrano-padre-della-bandiera-argentina-scajolacapire-la-storia-per-riprendere-il-percorso-verso-il-futuro-foto-e-video?fbclid=IwAR3WJakWdRBk3JHVRRS9-AC_PFFaqplDBi4rDWxbj4B6jF9c061fv6PKKkk

BOCCACCIO 

Andiamo a ritroso di qualche secolo fa … Siamo nel 1313, giugno o luglio (non si sa con certezza), nasce colui che sarebbe diventato una delle figure più importanti nel panorama letterario europeo del XIV secolo: Giovanni Boccaccio.

Figlio illegittimo di un mercante e banchiere fiorentino, parte giovanissimo per Napoli, al seguito del genitore, per imparare il mestiere mercantile e bancario, seguendo il desiderio paterno. Frequenta gli ambienti raffinati della corte angioina e, grazie alla vivace vita culturale napoletana, Boccaccio inizia ad interessarsi ai classici latini e ai capolavori in volgare, cioè all’opera di Dante.

Nel 1340 rientra a Firenze a causa dei problemi economici che affliggono il padre e si concentra sulla propria produzione letteraria. Sono di questo periodo l’”Amorosa visione”, l’”Elegia di Madonna Fiammetta! Ed il “Ninfale fiesolano”.

Bisogna ricordare che nel Trecento si abbatte una forte crisi economica seguita dall’insorgere della peste che colpì l’Europa di allora.

Per capire meglio il periodo in cui visse Boccaccio, il  Prof. Alessandro Barbero, noto storico specializzato nel Medioevo, spiega in pochi minuti la realtà dell’epoca: https://www.youtube.com/watch?v=AjAVuRMPeJw&t=278s.

Dopo la peste del 1348, Boccaccio inizia a scrivere il suo capolavoro, il “Decameron”, una raccolta di cento novelle raccontate da dieci giovani narratori in dieci giorni.

Ecco a voi uno di quei racconti, molto breve, dal titolo “Chichibio e la gru” nella voce dell’attore Tullio Solenghi: https://www.youtube.com/watch?v=CbEr3Cw_uO4

ALBERTO MANZI 

Nonostante il periodo del “restiamo a casa” si prolunghi ancora,  il desiderio di mantenerci in contatto e di continuare ad imparare e di nutrire lo spirito e l’intelletto – per fortuna – non è affatto diminuito.

Penso addirittura che ciò è servito a molti per prendere più dimestichezza con la tecnologia per poter usufruire delle variegate opzioni di “corsi online” che vengono offerti.

A questo proposito, l’Italia anche in questo campo può farla da protagonista e, quindi, mi va di ricordare Alberto Manzi: pedagogo, scrittore prolifico e (soprattutto) insegnante di scuola elementare, che potremmo quasi definire un pioniere dell’”educazione a distanza” e di cui qualcuno di voi avrà sicuramente sentito parlare.

Nato a Roma nel 1924, partecipò alla Seconda Guerra Mondiale ed, in seguito, prese la laurea in Biologia e qualche anno dopo in Pedagogia e Filosofia.

Nel 1960 fu scelto per presentare il programma “Non è mai troppo tardi” in onda sulla RAI, concepito come strumento di ausilio nella lotta all’analfabetismo.

Quel tipo di apprendimento a distanza è profondamente diverso da quello di oggi, non solo per gli strumenti utilizzati, ma anche per metodi e obiettivi. All’epoca la televisione era un sistema educativo, con una precisa missione formativa.

La trasmissione di Manzi, che durò dal 1960 al 1968, è andata ben oltre il programma televisivo: sono spuntati in tutto il Paese centri di apprendimento e la Rai Eri, casa editrice della Rai, pubblicava materiale ausiliario per le lezioni, quaderni e piccoli testi che venivano distribuiti in tutte le regioni per stimolare ulteriormente gli studenti.

La sua trasmissione ebbe tanto successo che venne riprodotta in ben 72 Paesi.

L’obiettivo era quello di educare un gran numero di persone che, altrimenti, non avrebbe mai avuto l’opportunità di andare a scuola in modo tradizionale. In altre parole, era una risposta istituzionale ai bisogni educativi di un Paese ancora profondamente segnato da disuguaglianze sociali e problemi economici.

Al giorno d’oggi la tecnologia ci offre molto di più e lo Zoom è diventato la star in questi mesi

GIOVANNI BATTISTA PERGOLESI 

 Vi propongo di fare un giretto nelle Marche, quella regione italiana affacciata verso est sul mare Adriatico, il cui nome deriva dal tedesco “mark”, cioè “segno di confine” dai tempi in cui faceva parte de Sacro Romano Impero di Carlo Magno (sec. IX d.C.)

Per non dimenticare il nostro Dante Alighieri, facciamo un salto all’indietro, siamo nel Medioevo, a Gradara, un piccolo centro in provincia di Pesaro e Urbino, dove ebbe luogo una tragedia che Dante ha riportato nella sua Divina Commedia. I protagonisti sono Giovanni Malatesta, detto Giangiotto, suo fratello Paolo, detto “il bello”, e la moglie Francesca. A quanto pare Giangiotto era un tipo rozzo e arrogante molto impegnato nei suoi affari e trascurava la giovane moglie Francesca. E così fu che Francesca si innamorò di Paolo, ben diverso da suo fratello, e nacque tra di loro una grande passione d’amore. Giangiotto si accorse della relazione e uccise i due amanti (Divina Commedia, Inferno Canto V).

E visto che siamo nelle Marche mi sembra doveroso parlare di Giovanni Battista Pergolesi, visto che quest’anno ricorre il 310 anniversario dalla sua nascita (Jesi 4 gennaio 1710).

Devo dire che il contesto musicale italiano del ‘700  è stato molto ricco di grandi compositori, tra cui Albinoni, Boccherini, Cherubini, Cimarosa, Paisiello, Salieri, Scarlatti, Tartini, Viotti, Vivaldi ed altri.

Ma torniamo a Pergolesi, questo compositore e bravo violinista – morto a soli 26 anni di tubercolosi ed affetto da poliomielite dall’infanzia –  ha lasciato parecchie composizioni operistiche e di musica sacra, di cui le più importanti Salve Regina e lo Stabat Mater risalgono al 1736, anno della sua morte.

Ascoltare la sua musica è il miglior modo di commemorarlo.

Quindi, vi lascio il link in cui potrete ascoltare “Salve Regina” nelle voci di Cecilia Bartoli (mezzo soprano) e June Anderson (soprano), accompagnate dalla Sinfonietta di Montrèal diretta dal Mº Charles Dutoit: https://youtu.be/0Kbv1eEo7tI

Altrimenti, se preferite, ecco il link de “La Serva padrona” https://youtu.be/YfLBklvBaYI

500 ANNI DALLA MORTE DI RAFFAELLO SANZIO 

Aprile 2020 e non possiamo non ricordare che proprio in questo mese si compiono 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio (Urbino 6 aprile 1483 – Roma 6 aprile 1520).

Quindi ho scelto per voi gli interventi di tre importanti critici d’arte: Philippe Daverio, Vittorio Sgarbi e Federico Zeri che –  con stili diversi – commentano l’opera di questo grande Artista del Rinascimento italiano e ci aiutano a capirla e ad apprezzarla ancora di più.

 

Raffaello spiegato da Philippe Daverio

https://youtu.be/gyH3z9rJbxc

Vittorio Sgarbi: dentro la pittura di Raffaello

https://youtu.be/7QRmctDfsow

Raffaello raccontato da Federico Zeri

https://youtu.be/xOGyUPsHb3E